Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Cripta Ferrillo (Cattedrale di Acerenza)

Edificio di culto - Cappella

Cripta Ferrillo


Un'immagine generica segnaposto con angoli arrotondati in una figura.

Descrizione

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La Famiglia Ferrillo risulta essere iscritta al patriziato napoletano sin dai tempi di Carlo I d’Angiò (1266 – 1282).  Nel 1479  Matteo Ferrillo acquistò per 12.000 ducati i feudi di Genzano ed Acerenza, mentre già nel 1477 avevano acquistato dalla Corte Regia il feudo di Muro Lucano. Giacomo Alfonso Ferrillo, figlio di Matteo,    ristruttura la Cattedrale Acheruntina gravemente danneggiata dal terremoto del 5 Dicembre 1456 e dotandola intorno al 1524 di una nuova cripta, molto probabilmente impiantata su una preesistente di epoca altomedievale. A testimonianza di questi lavori troviamo infatti  sulla facciata della basilica, poco sopra il portale d’accesso, la loro araldica.   Il Succorpo, si presenta come uno spazio quadrangolare ricavato sotto l’altare maggiore ed è ripartito in tre navate da quattro colonne sorrette da plinti decorati da bassorilievi disposte al centro. L’accesso alla cripta avveniva tramite due portali, ancora oggi visibili, che si aprivano nella scalinata del presbiterio delimitati da balaustre a colonnini, successivamente nel 1953 vengono realizzate le odierna entrate. I sostegni del succorpo sono materiali reimpiegati, come spezzoni marmorei di colonne su basi modanate con doppio toro intervallate da una scozia di evidente fattura tardo medioevale, due delle quali presentano delle protomi animalesche. Al di sopra delle colonne abbiamo dei capitelli in stile composito che sorreggono mensole formate da due abachi sovrapposti e un tronco di piramide rovesciato decorate con putti e figure fitomosfe. Le pareti della cripta sono divise in moduli di eguale dimensione da lesene, anch’esse poggianti su plinti, addossate alle pareti con capitelli compositi e decorazione fitomorfa  sopra i quali corre una trabeazione tripartita decorata con stilemi classici, come gutte e motivi a ovuli, recante un lungo fregio di putti. Le pareti laterali sono decorate da affreschi dentro cassette: partendo da  sinistra abbiamo una Santa Margherita di Antiochia raffigurata mentre calpesta il drago e l’Adorazione dei Magi mentre sulla destra un Sant’Andrea, con la croce del martirio nella destra e un libro nella sinistra, e un San Matteo, seduto nel suo studio, intento a scrivere su un libro che un angelo gli porge. La copertura del succorpo è divisa in nove voltine richiamanti delle volte a crociera anch’esse affrescate con clipei dentro i quali sono raffigurati Apostoli, Dottori della Chiesa e Fondatori degli Ordini. L’apparato decorativo viene ascritto allo scultore Pietro da Muro Lucano, mentre gli affreschi sono attribuiti senza fonti certe al pittore Todisco di Abriola. Al termine della navata centrale troviamo un piccolo altarino sostenuto da una colonnina e coperto da una volta a botte suddivisa in cassette con all’interno araldiche della famiglia, un stretto fregio sempre di putti e una monofora che affaccia in un vano chiuso decorata con due figure angeliche affrontate. L’ altarino funge da scrigno per un sarcofago marmoreo decorato con ghirlande vegetali e attributi vescovili e cristologici , con al centro l’araldica della famiglia Ferrillo-Del Balzo. Questo sarcofago, detto anche Cassone di San Canio, è molto probabilmente un cenotafio, ovvero un monumento funebre della famiglia committente dato che la loro sepoltura si trova ancora oggi a  Napoli presso la Chiesa di Santa Maria delle Anime.

(testo a cura della Pro-Loco Acerenza – www.prolocoacerenza.it)

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Quartiere:

Circoscrizione:

CAP: 85011

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